Aðalval
Ogni liturgia ha come fine essenziale la lode di Dio, nostro Creatore, nostro Redentore, nostro Santificatore, Colui che è per noi Padre, Sposo, Amico. Ma la liturgia concorre anche alla santificazione dell'uomo: Dio unico e tre volte santo desidera infatti trasfigurarci a sua immagine “Siate santi perché io, il Signore vostro Dio, sono santo”. (Lv 19,2)
Questi due aspetti, la lode della gloria di Dio e la santificazione dell’uomo, si completano e si supportano a vicenda. Santificazione nostra e di tutti gli altri uomini, di tutti i nostri fratelli e sorelle in umanità, santificazione di tutti gli aspetti della vita, dalla famiglia, al lavoro, dal riposo al divertimento, dagli interessi alle aspirazioni più profonde del cuore.
La liturgia di Gerusalemme si inserisce nel cuore della vita quotidiana, nell’ordinarietà dell’ambiente cittadino, fra le strade precorse dalla gente comune. Forse nel deserto o sulla cima di qualche montagna si incontrerebbe più facilmente il Signore, ma la sfida e la missione della nostra fraternità è quella di contemplare la presenza di Dio nel cuore dell'uomo. L’uomo è il primo tempio di Dio e rivela la Sua propria immagine. Ricercando, riconoscendo e servendo Dio nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle, crediamo di poterci avvicinare con più sicurezza alla verità dell’unione con Lui.
I membri delle nostre fraternità si trovano pienamente inseriti in mezzo a questo mondo: viviamo in solidarietà con il paese in cui risediamo, ma restiamo consapevoli che la nostra patria è nei cieli (Fil 3,20). Le nostre liturgie rivelano che tutti noi rimaniamo viaggiatori e stranieri sulla terra, ma desiderosi di una patria migliore, vale a dire la santa Gerusalemme del cielo.
La nostra preghiera comunitaria dovrebbe in qualche modo anticipare il cielo… e in qualche modo noi stessi siamo già lassù, in quanto siamo risorti con Cristo, come scrive san Paolo: “finché risorgeremo con Cristo, siamo come morti e la nostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio” (Col 3,1-
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